Archivio mensile:Gennaio 2017

Interprete VS Traduttore

Mi è capitato numeroseinterprete-traduttore volte, quando ancora lavoravo esclusivamente come interprete, che quando mi veniva chiesto qual era il mio lavoro, nel sentire questa risposta: “l´interprete”, il mio interlocutore esordisse chiedendo: “un interprete teatrale?” oppure “un interprete musicale?” e quando mi andava bene la persona che avevo di fronte, nel sentire pronunciare questa strana parola, ne traeva la rapida conclusione che io traducessi libri.
Il traduttore e l´interprete due figure simili ma diverse.
Le professioni di traduttore e di interprete vengono spesso confuse in quanto appartengono ad uno stesso ambito pur essendo diverse: la traduzione consiste nel trasporre un testo scritto, mentre l’interpretazione consiste nel trasporre un intervento orale ma è vero che entrambi traducono e in senso lato, tradurre significa trasporre in una data lingua (lingua di arrivo) ciò che è stato scritto o detto in un’altra lingua (lingua di partenza).
Il traduttore deve redigere un documento che restituisca il senso dell’originale rispettando le regole grammaticali e stilistiche della lingua dei suoi lettori. Il traduttore deve anzitutto capire l’enunciato espresso nella lingua di partenza, coglierne il significato e le sfumature, per poi riportarlo nella propria lingua nel modo più fedele e più naturale possibile. Il lavoro dell’interprete consiste nel pronunciare nella lingua di chi lo ascolta un discorso equivalente, per contenuto e intenzioni, al discorso originale. Al contrario del traduttore, l’interprete è «visibile». Egli rende possibile la comunicazione immediata: «si identifica» nell’oratore esprimendosi in prima persona e ne restituisce le idee e le convinzioni con la stessa intensità e le stesse sfumature. Una traduzione/interpretazione fedele rispetta al tempo stesso l’intenzione dell’autore del testo o del discorso originale e lo spirito della lingua di arrivo.
Un buon traduttore sarà automaticamente un bravo interprete e viceversa?
La risposta è no. È certamente vero che entrambi, per svolgere il loro lavoro, devono essere in grado di capire perfettamente la lingua di partenza, avere grandi doti di analisi (necessarie a decifrare il contenuto del testo o del discorso di origine) e una buona conoscenza della materia trattata.
Il traduttore deve, a differenza dell´interprete, possedere ottime qualità redazionali per produrre documenti che non «sappiano di traduzione». Deve dar prova di rigore e di precisione per rimanere fedele all’originale e trasmettere le informazioni in esso contenute. La traduzione specialistica richiede generalmente ricerche terminologiche e documentarie e la consultazione di esperti del settore.
L´interprete invece, deve possedere un’ottima capacità di espressione per comunicare con la stessa chiarezza ed efficacia dell’oratore. È tenuto ad essere sempre al corrente delle vicende di attualità e a seguire da vicino l’evoluzione dei settori nei quali può essere chiamato a intervenire, in quanto non può permettersi esitazioni. Deve assolutamente possedere intuito, capacità di adattamento e prontezza di riflessi per riuscire a far fronte a tutte le situazioni di lavoro, anche le più destabilizzanti, e per adeguarsi a qualsiasi oratore. Deve essere sensibile alle differenze culturali e alla situazione per rendere con diplomazia l’intenzione dell’oratore.

Interpretariato – La presa d’appunti in consecutiva

La consecutiva è una tipologia di interpretariato in cui l’interprete ascolta unInterpretariato – la presa d’appunti in consecutiva
discorso e prende appunti. Ogni 5-10 minuti l’oratore si interrompe per dar la parola all’interprete che restituirà agli ascoltatori il discorso tradotto. Oggigiorno la consecutiva è stata perlopiù sostituita dalla simultanea ma rimane tuttavia largamente utilizzata durante le riunioni dai contenuti altamente tecnici o in caso di riunioni a ristretto numero di partecipanti per cui il chuchotage non sarebbe sufficiente e la simultanea sarebbe troppo onerosa (per via della necessità di prevedere cabine, attrezzatura fonica e due interpreti per ogni cabina).
In questo articolo vorrei darvi alcuni importanti consigli che vi saranno utili per la presa d’appunti durante la consecutiva.
Innanzitutto ricordatevi che la memoria ha un ruolo importante in qualsiasi tipo di interpretariato e che l’interprete ha il dovere di allenarla regolarmente perché anche se prende appunti non avrà modo e tempo di annotarsi tutto: verranno annotati solo quegli elementi che permetteranno alla memoria di ricostruire il discorso. La vostra memoria svolgerà quindi il ruolo più importante, gli appunti fungono solo da supporto alla memoria.
Se siete alle prime armi vi consiglio di leggere un mio precedente articolo Come si diventa interpreti prima di proseguire nella lettura del presente. Vi troverete suggerimenti su come allenare la memoria e su quali passi seguire prima di affrontare la consecutiva.
Quali sono questi elementi importanti da segnarsi?
Le unità numeriche (date, quantità, cifre)
I nomi propri, gli elenchi, i titoli, le citazioni
Questi elementi sono da considerarsi semplicemente delle formule da trasporre pari pari da una lingua all’altra, non necessitano di alcuna esegesi. Essi richiederebbero all’interprete un inutile quanto grande sforzo di memorizzazione, meglio quindi avere cura di annotarsele.
I connettivi logici
Sono di fondamentale importanza per il senso del discorso. I connettivi logici sono quelle particelle all’interno di una frase che definiscono i rapporti esistenti tra i vari elementi. Se l’espressione “connettivi logici” vi ha lasciato perplessi, niente paura, vi faccio subito un esempio che, ne sono certa, vi chiarirà subito le idee: Prendiamo la frase: “Maria e Marta vanno sempre assieme al lavoro, vanno in macchina quando piove altrimenti vanno a piedi”. Scomponiamo ora le parti della frase per identificarne i vari connettivi logici:
1) Maria e Marta insieme = Maria Ʌ Marta = congiunzione logica
2) Se piove prendo la macchina= →piove = implicazione logica
3) La macchina se piove, altrimenti a piedi = macchina V piedi = disgiunzione esclusiva
Se io sostituissi un solo connettivo con un altro, la frase potrebbe diventare: “ Maria e Marta vanno al lavoro assieme, in macchina o a piedi anche quando piove”. Vedete come il senso della frase è molto cambiato. Il rischio, durante la presa di appunti, di non segnarsi i connettivi logici o di riportarli male, confondendoli tra loro, è dunque quello in ultima analisi di restituire un discorso dal senso diverso rispetto al discorso originale. Errore madornale. Ricordatevi: vi è concesso, soprattutto all’inizio, perdervi qualche parola ma non vi sarà MAI concesso di restituire un messaggio diverso da quello originale.
Dovete trovare dei simboli vostri per esprimere i connettivi: la conseguenza, la congiunzione, l’implicazione, la disgiunzione etc. possono essere segnati con delle frecce, dei simboli (che possono essere simboli matematici, lettere di un altro alfabeto o altro). Quando ho scomposto la frase nell’esempio sopra, ho usato i simboli standard per indicare i connettivi ma non è necessario e forse nemmeno utile che voi utilizziate gli stessi. Dovete trovare dei segni che siano chiari a voi da memorizzare e da identificare in maniera univoca. Ricordatevi che siete voi gli unici destinatari di questi appunti e che pertanto questi appunti devono risultare utili e chiari solamente a voi.
Le parole chiave
Sono quelle parole che aiutano la nostra memoria a ricordare e quindi a ricostruire la frase, dovrebbero fungere da catalizzatori al funzionamento della nostra memoria, che nella fase di restituzione del discorso, non può permettersi tentennamenti. Generalmente per ogni periodo vengono segnate più parole.
Vi consiglio di crearvi un repertorio di simboli per esprimere i concetti più diffusi o le azioni più comuni, vi assicuro che vi farà risparmiare molto tempo. Io ad esempio per esprimere il concetto di sapere/conoscenza utilizzo la lettera “γ“(da γνωσις: conoscenza in greco). Per estensione utilizzo la stessa lettera per indicare il nomen actionis: io so, io conosco = io γ. Per esprimere il concetto di paese utilizzo il simbolo “∆”, che oltre a stato, per estensione indicherà per me anche il concetto di stato/nazione, l’aggettivo nazionale, mentre internazionale è il triangolo racchiuso in un cerchio. Il rettangolo “” esprime il mercato fisico ma anche il mercato astratto (finanziario, monetario, azionario, etc.), questo perché il foro romano aveva forma rettangolare e quindi io collego la forma rettangolare al foro romano e quindi al mercato. Per esprimere il concetto di costi, denaro, pagamenti etc. mi servo del simbolo del Dollaro Americano “$”, per indicare il concetto di azienda, di organizzazione, di unione, il simbolo “”, e via dicendo.
L’utilizzo dei simboli, oltre a farvi risparmiare tempo, ha un’altra funzione pratica. Vorrei farvi riflettere sul fatto che qualsiasi parola fuori contesto possiede uno o più significati. Per intenderci, il lemma che troviamo nel dizionario ad esempio. All’interno di una frase invece il senso espresso dalla parola assume di volta in volta una valenza differente a seconda del contesto, dell’intenzione dell’oratore, del modo in cui viene espressa, del tono. Poiché l’interprete deve riportare un senso, un messaggio e non un insieme di parole, a volte può essere fuorviante annotarsi le parole specifiche perché potrebbero rimandare la nostra memoria ad un significato univoco mentre il simbolo ci rimanda ad un concetto più astratto. Una sorta di materia grezza che si presta meglio ad essere plasmata nella forma più aderente alla sua necessità.
La fine di un periodo
È utile, nella fase di ricostruzione del discorso, capire dove finisce un periodo e dove inizia l’altro. Si può molto banalmente tracciare una riga alla fine di ogni periodo. Per evitare di perdere tempo, se utilizzate un block notes formato A4 vi consiglio, prima di iniziare la consecutiva, di tracciare con la penna una riga verticale che andrà a suddividere il vostro foglio in due lati uguali. In questo modo riuscirete a contenere su un foglio un maggior numero di informazioni, risparmierete sulla carta (e farete un favore all’ambiente) e infine last but not least risparmierete tempo quando traccerete le righe che vanno a segnarvi la fine dei periodi.
Prendiamo ora in considerazione il testo seguente e mettiamo in pratica ciò che abbiamo detto fin qui:
“Anche gli agricoltori più sprovveduti si sono resi conto che il sistema sta crollando, sotto la spinta di quel mercato globale promesso dal 1992 come contropartita della PAC degli aiuti diretti. Aiuti che non sono stati impiegati per rendere le aziende più competitive, ma semplicemente tesaurizzati o impiegati male.
Anche se una parte di quei soldi – lo dissi già a quei tempi – si sono trasferiti immediatamente sui canoni di affitto, una quota più consistente è stata impiegata per continuare a coprire costi impropri, per tenere in piedi aziende poco competitive, che si sono così progressivamente marginalizzate da sole.”
Ecco come io, con l’ausilio dei miei simboli, annoterei in consecutiva il passo:

agricoltori γ: sistema↓ Χ promesso Uso aiuti No X⊗→ + competitive MA tesaurizzati/uso
————————————————————————————————-
→parte(soldi – Я detto – X canoni(affitto, 1 quota+big X$ impropri, X⊥⊗↓competitive →marginalizzate da sole

Come si diventa interpreti

Il modo migliore per imparare la professione dicome si diventa interpreti interprete rimane certamente quello di iscriversi ad un corso di laurea in interpretariato: esistono sul nostro territorio numerose università che offrono una formazione per aspiranti interpreti. Per informazioni relative alle modalità di iscrizione e ai prerequisiti di accesso vi invito a consultare direttamente le pagine web delle università.
Se per vari motivi non potete frequentare un corso di interpretariato allora leggete questo articolo.
Piccola premessa: come già detto, non è sufficiente essere bilingue per improvvisarsi interprete. Avere una perfetta padronanza della propria lingua e un’ottima conoscenza di una seconda lingua sono solo le prerogative indispensabili dell’aspirante interprete.
Ho specificato “perfetta padronanza” perché la maggior parte delle persone crede di avere una perfetta conoscenza della propria lingua solo per il fatto che è la lingua dei loro genitori o la lingua che parlano fin da bambini, ma non è così. Avere un’ottima padronanza della propria lingua significa possedere un vocabolario ricco e variegato ed essere in grado di utilizzarlo con disinvoltura, significa sapere adattarsi ai vari registri linguistici a seconda dei contesti e infine significa essere in grado di parlare degli argomenti più disparati con vocaboli e espressioni appropriate.
Una solida preparazione scolastica dovrebbe fornire in parte gli strumenti necessari per raggiungere questa disinvoltura nell’esprimersi ma non basta! Leggete, leggete sempre: leggere giornali, saggi, romanzi, riviste specialistiche. Scegliete le vostre letture con particolare attenzione alla qualità linguistica dei testi, siate onnivori di conoscenza e cercate di leggere in maniera attiva: annotatevi le espressioni ricercate, cercate il significato delle parole che non conoscete e non gettate la spugna di fronte ad articoli o saggi dal contenuto all’apparenza indecifrabile: internet è il vostro fedele aiuto in questi casi e una ricerca sul web sarà in grado di dissipare più o meno tutti i vostri dubbi e le vostre incomprensioni.
Dovete abituarvi a leggere e ad interessarvi a tutto, anche alle cose che non vi sono mai interessate. Questo perché gli interpreti di professione sono chiamati ad intervenire in situazioni durante le quali vengono trattati argomenti di ogni tipo: la medicina, l’arte, l’ingegneria, la chimica, la moda, la finanza, l’economia, i mezzi di trasporto, la politica, il diritto… etc. Per esercitare questa professione è molto importante possedere di una buona cultura generale.
La disinvoltura nell’esprimersi correttamente e in maniera gradevole per gli ascoltatori è importante anche perché un interprete mentre lavora deve svolgere 4 azioni contemporaneamente: decifrare il messaggio + memorizzare il contenuto + tradurlo + ascoltare sé stesso mentre traduce. Poiché il cervello dell’interprete svolge queste 4 funzioni in poche frazioni di secondo, egli non ha il tempo per cercare le parole adatte come quando parla ed è pertanto inevitabile che la qualità della sua espressione orale si abbassi durante l’interpretariato.
La vostra lingua B… ovvero la vostra seconda lingua, nel gergo degli interpreti la lingua A è la vostra lingua madre, la lingua B è la vostra seconda lingua che dovete essere in grado di capire e parlare perfettamente ma, inevitabilmente, senza possedere tutta la ricchezza lessicale che dovete invece avere per la vostra lingua A.
Per lavorare sulla vostra lingua B dovete procedere in maniera simile: leggere molto, ascoltare la radio, guardare film, documentari, approfondimenti televisivi in maniera attiva, così come precedentemente spiegato, e cercare di praticare il più possibile con parlanti nativi. Badate bene che questo lavoro va fatto sempre: l’esercitazione e la pratica continua sono indispensabili a mantenere una lingua “attiva”.
Una volta adempite le suddette premesse potete iniziare ad esercitarvi nella pratica vera e propria. Ma come?
Iniziate con il memorizzare brevi discorsi. Allenare la memoria è infinitamente importante: ricordatevi, come già detto precedentemente che mentre ascolta il discorso origine, l’interprete deve memorizzarlo per poterlo poi decodificare e tradurre.
Quindi ascoltate brevi discorsi (5 minuti) nella vostra lingua B (in mancanza di un parlante natio a disposizione, Youtube può esservi d’aiuto), senza prendere appunti ma solo avvalendovi della vostra memoria, una volta finito il discorso traducetelo nella vostra lingua madre.
Quando riterrete di avere sufficientemente allenato la vostra memoria potete passare alla fase successiva: il primo approccio alla consecutiva.
Selezionate dei discorsi più lunghi (20 minuti circa) nella vostra lingua B e mentre li ascoltate prendete appunti. Una volta finito il discorso iniziate a tradurre nella vostra lingua avvalendovi del supporto dei vostri appunti.
Vi renderete presto conto che non è possibile annotarsi tutto, non ne avete il tempo: dovete imparare a segnarvi solo i punti più importanti (le date, i numeri, i nomi, i passaggi logici, i concetti) e la vostra memoria farà il resto. È utile in questa fase munirsi di un registratore per riascoltarvi e verificare se: 1) il contenuto è stato riportato correttamente e esaustivamente, 2) i passaggi logici sono stati rispettati, 3) siete stati in grado di esprimervi correttamente utilizzando le parole giuste.
Molto probabilmente un aspirante interprete alle prime armi non spunterà la casella di nessuno di questi tre punti ma non disperate, esiste una soluzione che correggerà le vostre inesattezze e si chiama pratica!
L’ultima fase di allenamento si chiama SIMULTANEA, ma ci si dovrebbe arrivare dopo essersi esercitati a lungo prima sulla memorizzazione e poi sulla consecutiva.
Per la simultanea dotatevi di cuffie e collegatele al pc. Selezionate poi un discorso di almeno 45 minuti nella vostra lingua B, fate partire il registratore e iniziate a tradurre nella vostra lingua madre nello stesso tempo in cui parla l’oratore. In seguito procedete al riascolto del vostro discorso tradotto e verificate i 3 punti sopra esposti.